Let's go back to the start?

Sala Comandi

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  1. Leah.
     
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    Sentivo il cuore lacerarsi lentamente e gli occhi gonfiarsi sempre più di lacrime. Era colpa mia se John aveva reagito in quella maniera; io mi sarei dovuta occupare di lui, farlo migliorare, farlo crescere, in un certo senso, ma ero stata troppo impegnata a sperare nel ritorno di un altro. Faceva male sapere che ero stata un fallimento, probabilmente il Dottore ne sarebbe stato deluso, non avevo mantenuto la parola.
    Spostai lo sguardo sulla mia famiglia, unita in un pianto collettivo, mentre John e il Dottore continuavano a discutere, l'uno che cercava di prevalere con toni forti, l'altro che, con tono pacato cercava di far valere le nostre ragioni. Inutile dire che quando il Dottore pronunciò la parola amore lasciai una lacrima solcare il mio viso.
    "Oh, ti conosco bene, tu temi solo di restare solo " disse con aggressività, avvicinandosi pericolosamente a lui. "Non ti permetterò di portarmela via, non avrai anche la donna che amo" concluse, ormai a pochi passi di distanza.
    Mi fece un certo effetto capire che ero realmente l' "oggetto" di una contesa tra due persone così uguali e diverse nello stesso tempo, ma, in quel momento, la mia attenzione era focalizzata su altro.
    Dopo un'ultimo sguardo ai miei cari, mi misi vicino al Dottore, pregandolo di andare via in fretta per evitare che mi andasse il cuore in mille pezzi e, soprattutto, che si notasse.


    Edited by Leah. - 12/10/2013, 00:36
     
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  2. miry«
     
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    Non ci potevo credere, stava davvero reagendo in quel modo così sconsiderato ed esagerato? Davanti alla mia Rose? Quasi non mi riconoscevo in lui, se solo non fossi stato quell'uomo che avevo cercato di cancellare dalla mia memoria ma che continuava a riaffiorare nei miei ricordi. Se solo non fossi stato esattamente quello che avevo davanti. E non volevo assolutamente Rose conoscesse quel mio lato sepolto. Perchè sapevamo entrambi che quello davanti a me, per quanto più umano, ero pur sempre io. Non potei non abbassare nuovamente lo sguardo a quelle accuse, tanto dolorose quanto vere, nuovamente. Lui era me, lui mi conosceva, sapeva tutto di me. La persona che non conosceva, però, era proprio quella che in parole povere stava definendo sua. Quando rialzai lo sguardo, lo trovai a pochi centimetri da me, aggressivo e come pronto ad uno scontro fisico. Oh no, non sarei mai arrivato a quello, nemmeno se fossimo stati da soli.
    << Restare da solo è la mia più grande paura.>> risposi sempre calmo, non riuscendo però a trattenere una voce quasi spezzata al pensiero. Odiavo restare solo, era così brutto, così triste, così doloroso. Mi ricordava quanto "male" avessi fatto al mio popolo, al fatto che non avrei mai più rivisto un Signore del Tempo. Sarei rimasto l'ultimo fino alla fine dei tempi. Fui costretto a deglutire per trovare la forza di continuare. Volevo dirgli che non cambiava niente, che sarei rimasto comunque da solo un giorno, che lei sarebbe invecchiata e io al massimo sarei cambiato, rigenerandomi una volta o due, ma restando sempre e comunque "giovane". Non lo feci per un semplice motivo: non volevo Rose soffrisse ancora.
    << Non capisci>> continuai, avvicinandomi a lui di un altro passo, ma mantenendo sempre il controllo. << Non sono io che la sto allontanando da te, stai facendo tutto da solo. Tu dici di amarla e ti credo, ma non lo stai dimostrando. Amare significa saper lasciar andare le persone. Esattamente come ho fatto io tempo fa, qui. Ora mi dirai che è lo stesso che sto facendo io adesso: non la sto lasciando andare. Ma lascia che ti chiarisca una cosa: non sono io che te la sto portando via, è lei che ha scelto di venire con me. Perciò rispetta la sua decisione, se veramente la ami.>> conclusi, più determinato che mai.
    Mi avvicinai poi a lui per sussurrargli piano: << Tu sai essere meglio di così, e lo sappiamo entrambi.>>
    Restavano solo pochi minuti prima che la Fessura si chiudesse ed era meglio affrettarsi. Così mi voltai, dando le spalle a "me" e raggiungendo Rose. Le strinsi la mano e, senza aggiungere altro, mi diressi al Tardis.


    Edited by Leah. - 12/10/2013, 00:41
     
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  3. Leah.
     
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    Calò il silenzio. Dopo le parole del Dottore, John tornò al suo posto, dandoci le spalle. Smettendo di rispondere, lasciò che l'aria trasportasse la sua tristezza e la sua rabbia. In quel momento, forse, mi resi davvero conto di come avevo cambiato il Dottore, anzi, di quanto l'avevo reso una persona migliore. Il mio Dottore non aveva più quel fuoco negli occhi, non utilizzava più la violenza per darsi un tono, neanche con le parole. Potevo dire che ero davvero orgogliosa della persona che era diventato.
    Il Dottore mi raggiunse e, insieme, entrammo nel Tardis. Lanciai un'ultimo sguardo ai miei genitori, mormorando un «Addio» per poi rivolgere poche semplici parole a John.
    «Viaggia» lo vidi inclinare la testa, per ascoltare meglio «Viaggia e scopri ogni singolo angolo della Terra.. Ma, soprattutto, scopri te stesso, non buttarti via.» presi fiato, mascherando la voce spezzata per non farmi vedere triste «Troverai qualcuno, prima o poi, che saprà amarti più di quanto possa fare io». Avete mai sentito un cuore spezzarsi? Io riuscii ad immaginare nitidamente il suo suono, dopo che pronunciai quel «Buona fortuna», che sanciva il mio definitivo addio.
    Lo vidi abbassare il capo, impotente. Forse si era davvero reso conto del fatto che forse lo stavo facendo più per lui che per me: non volevo prenderlo in giro, sapevo che, con il tempo, sarebbe potuto diventare una persona migliore. Sapevo che, con la persona giusta, sarebbe potuto cambiare.
    Mi voltai e mi allontanai velocemente dall'entrata della cabina, lasciandomi travolgere da un forte pianto in un punto in cui non potevo essere vista da fuori. Ero felice, felice di poter ricominciare, ma distrutta per aver dovuto dire definitivamente addio ai miei cari. Volevo andarmene, dovevo andarmene.


    Edited by miry« - 12/10/2013, 00:45
     
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  4. miry«
     
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    Nonostante gli attacchi d'ira precedenti, non avevo il timore mi attaccasse da dietro o rispondesse. Sapevo che aveva capito che lasciarla venire con me fosse la cosa più giusta da fare questa volta. Aspettai che Rose finisse di salutare prima di chiudere le porte e andare verso la console, attivando velocemente il Tardis, coordinate della precedente partenza. Sentii e vidi Rose piangere, ma non andai subito da lei. Per prima cosa dovevamo andarcene da lì, sia perchè sapevo fosse quello che le serviva ma anche e soprattutto per non rimanere bloccati. Attivai velocemente i comandi e, dopo i solito controlli di routine, abbassai prima la leva di smaterializzazione e poi quella di partenza. Notai sullo schermo dei segnali e subito dopo il Tardis prese a fare un rumore strano, come dei leggeri bip di allarme. Stava notando il paradosso, il cambiamento della mia linea temporale. Presi a trafficare con la tastiera, fingendomi calmo per non allarmare Rose.
    *Eh no. Ti prego, ho bisogno di lei così come lei di me.* pensai intensamente, mentre correvo a girare la valvola di stabilizzazione. I rumori cessarono, come se avesse "accolto" la mia preghiera. Oh, amavo questa meraviglia! Era veramente in grado di capirmi! *Grazie.*
    Tenendolo ben saldo, cercando di evitare troppi scossoni, riuscii a far atterrare il Tardis a pochi passi dalla Fessura nel parco. Non avevo mai guidato il veicolo così velocemente, dovevo ammetterlo. L'avevo fatto per lei, per farla allontanare il più possibile da quella Baia una volta per tutte.
    Dopo l'atterraggio, prima di avvicinarmi a Rose, attivai il filtro di percezione, in modo da non essere notati. Ricordavo che Cardiff fosse ancora in pericolo ed avesse bisogno di noi, ma di certo non potevo uscire con Rose in quelle condizioni, e nemmeno abbandonarla lì. Mi avvicinai di corsa a lei, facendola alzare e portandola sulle poltroncine. Mi sedetti poi accanto a lei, abbracciandola e lasciandola sfogare, non sapendo che dire. Aveva rinunciato a TUTTO per me: alla sua famiglia, alla sua vita sicura. Da una parte ciò mi rendeva felice, mentre dall'altra mi faceva sentire colpevole.
    << Mi dispiace, mi dispiace così tanto.>> sussurrai dolcemente, accarezzandole piano la schiena per farla calmare. Non sapevo che altro aggiungere. Preferii stare in silenzio, stringendola maggiormente contro il mio petto, per farle capire che io c'ero e ci sarei sempre stato. E, solo in quel momento, realizzai che ce l'avevamo fatta. Eravamo di nuovo insieme, tutti e 3 insieme, pronti a ricominciare da capo.


    Edited by Leah. - 12/10/2013, 00:40
     
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  5. Leah.
     
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    Cominciai a ripensare ai miei genitori, chissà come sarebbero invecchiati, chissà se avrebbero continuato a parlare a mio fratello di me, chissà come sarebbe cresciuto, a chi sarebbe somigliato.. Chissà che fine avrebbe fatto John. Nonostante ero sicura di poter passare tutta la vita con il Dottore, gli addii facevano sempre male. Ero appoggiata al muro, con una mano che mi copriva il viso, e a malapena riuscivo a respirare. Avrei dovuto essere felice, e lo ero, in parte, ma sapevo di aver spezzato il cuore a persone a me davvero care.
    Alzai gli occhi al cielo, forse anche nella speranza di "riassorbire" le lacrime, pregando il fato di donare felicità alle persone che avevano donato a me la loro. Mia madre.. Avrebbe più sorriso? A chi avrebbe sommerso di telefonate ogni giorno? E mio padre, a chi avrebbe esposto tutte le sue trovate? Più ci pensavo, più mi si stringeva il cuore. In men che non si dica, mi resi conto che il Tardis era atterrato, quando il Dottore mi guidò verso un posto per sedermi e si mise di fianco a me, offrendomi una spalla su cui sfogarmi.
    Piansi, piansi come mai avevo fatto in tutta la mia vita; quelle dovevano essere le mie ultime lacrime di dolore, da quel giorno avrei accettato solo lacrime di gioia.
    «No, no, va bene» risposi, asciugandomi il viso con la manica della giacca «E' stata una mia scelta» ribadii, accennando un sorriso.
    Eravamo insieme, era quello che contava. Eravamo io e lui, e lui era tutto quello che mi rimaneva, era la mia famiglia, era il mio uomo. Sarebbe stata dura sopportare la mancanza della mia famiglia, certo, ma dovevo voltare pagina e ricordarli sempre con il sorriso e gli occhi asciutti, come loro avrebbero voluto che facessi.
     
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  6. miry«
     
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    La lasciai sfogare, senza dire o fare niente. Era giusto piangesse, si liberasse da quel dolore. Ogni sua lacrima, però, ogni suo singhiozzo mi ricordò di quanto fossi e sarei sempre rimasto solo un mostro egoista. Nonostante lei, poco dopo, avesse affermato che andava tutto bene, io sapevo che in fondo non era così. Sapevo che, da una parte - una grandissima parte - avevo sbagliato a permetterle di fare quella scelta. Avevo sbagliato ad essere egoista. Era stata costretta a dire addio al suo fratellino che mai avrebbe conosciuto veramente, a sua madre a cui era veramente legata, a suo padre che aveva imparato a conoscere solo da poco, per viaggiare con un uomo pazzo con una cabina. Doveva amarmi veramente tanto. Sorrisi a quel pensiero. Ormai il "danno" era fatto e di certo abbattermi e chiudermi nel dolore come avevo sempre fatto non sarebbe servito a niente. Lei era stata forte per me, e io dovevo esserlo per lei. Come sempre.
    << Andrà tutto bene, staranno bene. E tu sarai al sicuro, sempre.>> le garantii, serio. Non le avrei permesso di pentirsi di questa sua decisione neanche per un secondo. Avremmo viaggiato insieme e le avrei mostrato le meraviglie dell'Universo. Avrei fatto di tutto per renderla sempre felice, per rendere ogni giorno della sua vita più bello del precedente.
    << E, soprattutto, io ci sarò per te. Staremo insieme per tutto il tempo che vorrai.>> aggiunsi. Tutte quelle promesse, ovviamente, le avrei mantenute anche a costo della mia stessa vita. Tutte queste parole dolci... faceva strano perfino a me stesso sentirmele dire così tante in un giorno. Ma, dopo quel bacio, era come se pian piano i gesti e le parole uscissero quasi spontanei. Era una sensazione bellissima, non aver più paura di aprirti e soprattutto essere certi di aver davanti la persona giusta, la donna della mia vita.
     
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  7. Leah.
     
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    Finii di asciugarmi, ascoltando le sue parole: ora che eravamo soli, sapevo che non ci saremmo mai più lasciati, eravamo la nostra unica famiglia. Sarebbe stata dura chiudere in un cassetto una parte della mia vita così importante, ma ero sicura che, prima o poi, sarebbe stato naturale ricordarla, parlarne e scherzarci sopra. Avevo solo bisogno di tempo e, con il Dottore, avevo tutto il tempo del mondo.
    Posai lo sguardo su di lui, tutto ciò che mi rimaneva. Avevo rinunciato a qualcosa di realmente importante.. Ne sarebbe valsa la pena? Decisamente si. Gli scostai alcuni ciuffi di capelli dal viso, portandoglieli indietro, prendendomi ancora un po' di tempo per calmarmi
    «Vogliamo salvare questa città?» chiesi, appena fui pronta, alzandomi «Non so se ricordi, mi avresti promesso Parigi» dissi, con un sorriso.
    Avevo bisogno di distrarmi, dopo quel pianto liberatorio. Necessitavo dimenticarmi per un attimo di essere Rose Tyler, ma semplicemente Rose.
    Dovevo andare avanti e non potevo farlo se continuavo a guardarmi indietro. Sistemare i guai che avevo causato a Cardiff, sicuramente mi avrebbe aiutato a distrarmi.
    E poi, sicuramente Jack e Ianto avrebbero avuto bisogno di una mano, non era nel nostro stile abbandonare amici in difficoltà.
    Io e lui, noi. Se adoravo parlare al plurale? Si, decisamente.
     
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  8. miry«
     
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    La lasciai aggiustarmi i capelli. Amavo quando lo faceva. Forse era stupido pensarlo, ma mi sentivo come protetto, come un bambino che aveva bisogno di quel piccolo tocco dai genitori per sentirsi veramente forte. Non che definissi Rose mia madre, ovviamente. Sarebbe stato abbastanza strano!... Aspettai si calmasse e fosse lei a parlare. In fondo, potevamo sempre tornare indietro di qualche minuto se sarebbe servito. Anche se, sinceramente, dopo tutto quello che aveva fatto oggi, forse era meglio non tirare troppo la corda col Tardis. Aveva permesso a Rose di restare, e quindi aveva già fatto veramente tanto. Alzai appena lo sguardo verso la matrice: non sarei mai riuscito a ringraziarla abbastanza.
    << Ovviamente!>> risposi a Rose sorridendo, come se dovessimo andare a fare un'entusiasmante gita. Era più forte di me: ogni volta che il mondo era in pericolo, io ero elettrizzato all'idea di progettare nuovi piani, salvarlo e perché no? Conoscere nuove razze, imparare nuove strategie, studiare nuove tecnologie... Era tutto così emozionante! << Si, vagamente...>> scherzai, ridendo e guardandola, per poi correre al pannello di controllo per disattivare il Filtro di Percezione e il Circuito Camaleonte. Non riuscii ad impugnare i comandi che il Tardis ebbe come un forte scossone e quasi non mi ritrovai per terra, sulla grata, a gambe all'aria.
    << Ma che??>> mi lamentai, correndo al monitor. Qualcuno aveva urtato il Tardis, e non era niente di buono. Resi la cabina nuovamente visibile. << Stai qui!>> ordinai poi a Rose, senza nemmeno guardarla, correndo fuori dal Tardis armato di cacciavite sonico. Non appena aprii la porta, mi ritrovai un Weevil sdraiato per terra. La botta doveva averlo steso momentaneamente. Mi trattenni a stento dallo scoppiare a ridere al pensiero della scena. Era un peccato essersela persa! Notai che era ancora vivo e in procinto di attaccare, così gli puntai immediatamente il cacciavite e lo stordii, immobilizzandolo. Non ero come Jack, evitavo di uccidere ogni qual volta potevo, e questa era una di quelle. Occupatomi dell'alieno, alzai il cacciavite sonico verso il punto in cui si sarebbe dovuta trovare la Fessura, non rilevando alcuna radiazione o segnale. Prima di cantar vittoria, presi ad allontanarmi di qualche passo, il cacciavite alzato, per controllare meglio. Volevo essere sicuro fosse tutto chiuso, prima di occuparmi degli alieni.


    Edited by miry« - 12/10/2013, 13:19
     
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  9. Leah.
     
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    Mi armai di non so quanta forza per riuscire a non cedere di nuovo. Mi sistemai i capelli, mi passai una mano sul completo per levare eventuali granelli di sabbia. Insomma, dovevo cercare di tenere occupati anche i piccoli lassi di tempo.
    Sembrava che con il Dottore avessimo trovato la giusta via. Era frizzante, emozionato per l'avventura, ma si stava dimostrando anche molto comprensivo. L'ultimo Signore del Tempo e l'ultima Tyler, che coppia vincente. Lentamente riuscivo a capire cosa fosse realmente la solitudine e, soprattutto, che se per me sarebbe stata dura essere sola, ma comunque con una razza che poteva "ospitarmi" o "sostenermi", per lui era stato sicuramente un milione di volte più difficile e doloroso.
    Improvvisamente mi sentii "ballare" e, nonostante l'ordine del Dottore di rimanere al mio posto - era più forte di me, non volevo privarmi delle parti migliori -, mi avvicinai lentamente, finchè non intravidi da dietro di lui il Weevil steso. Sareste riusciti a trattenervi? Io no. Scoppiai in una fragorosa risata, riuscendo a dimenticare il mio dolore.
    «E tu avresti voluto privarmi di questo spettacolo?» chiesi, soffocando involontariamente l'ultima parola tra le risa.
    Nonostante l'estrema comicità della scena, dovetti al più riacquistare serietà, quando, guardandomi intorno, mi resi nuovamente conto delle condizioni in cui versava Cardiff.
    «Cosa facciamo ora?» chiesi, rimanendo sulla porta.
     
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  10. miry«
     
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    Rose aveva ragione, non poteva perdersi quella scena! La guardai, trattenendo ancora più difficilmente una risata. La sua era troppo contagiosa. Inoltre, riuscire a farla ridere di nuovo fu' l'ennesima dimostrazione che, insieme, saremmo riusciti a superare qualsiasi cosa e che, insieme, eravamo perfetti. Non risposi subito alla sua domanda, troppo preso a controllare se tutto fosse stabile e finalmente tornato nella norma. Continuai quindi a camminare, girando a volte su me stesso, sempre col braccio teso e il cacciavite attivo. Dopo qualche minuto, mi portai il cacciavite vicino al volto per esaminare i risultati: dalla scansione, tutti i valori risultavano nella norma. Raggiunsi nuovamente Rose, entrando un attimo nel Tardis.
    << Le Fessure sembrano essersi chiuse, almeno in questo punto.>> la informai, dirigendomi nuovamente alla console. Mi piegai appena sulla tastiera per osservare il monitor. Attivai la scansione dell'intera area di Cardiff: nessun residuo di energia Artron, nessun buco nel continuum spazio-temporale, nessun picco di energia di attività della Fessura. Ce l'avevamo fatta. Le sorrisi, vittorioso, per poi rispondere finalmente alla sua domanda:
    << Ora troviamo Ianto e Jack e li raggiungiamo. Non dovrebbero essere tanto lontani...>> Cambiai i parametri di ricerca dello scanner ed esso, dopo poco, individuò i due ragazzi. << Trovati! Sono in questo Parco anche loro, ma più a Nord.>> Spostai il monitor ed uscii dal Tardis, aspettando che anche Rose fosse fuori prima di chiudere la porta, sigillarlo e renderlo invisibile. Con così tanti alieni in giro, non si poteva mai sapere chi si sarebbe presentato. L'ultimo Tardis era sempre prezioso ed era meglio tenerlo al sicuro. Porsi poi la mia mano a Rose e, dopo averle rivolto un grandissimo sguardo d'intesa, le dissi semplicemente:<< Corri!>>
     
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  11. Leah.
     
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    Sapere che le fessure si erano chiuse mi provocò una stretta al cuore: era fatta. Chiusi gli occhi per qualche secondo, abbassando il capo, per metabolizzare la cosa. Ora si che ero sola, anzi, eravamo soli. Faceva strano sapere che, improvvisamente, ero diventata orfana e.. un'estranea. In questa dimensione non esistevo più, nessun Tyler esisteva più. Potevo contare su me stessa, sul Dottore.. Ma non avrei più avuto occasione di partecipare a un cenone di Natale, a un pranzo di compleanno in famiglia. Ero sola e, nonostante gli sforzi del Dottore, sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare la vecchiaia e la morte esclusivamente da sola. Certo, ai tempi avevo solo ventidue anni, ma sarei cresciuta, invecchiata, sarei diventata un peso. Con il passare del tempo avrei dovuto decidere io il momento giusto per allontanarmi e non fargli patire un'ulteriore perdita. Presi un respiro profondo, per poi rialzare la testa e ricambiare il sorriso, anche se in maniera un po' forzata.
    Ora dovevamo trovare Jack e Ianto ed aiutarli con gli alieni. Mi sarei tenuta occupata.
    «Perfetto» dissi, appena sapute le posizioni dei due. Uscii velocemente dal Tardis, prendendo la mano del Dottore e cominciando a correre. Come ai vecchi tempi, ricominciai a correre. Per un attimo mi sembrò la cosa più naturale del mondo stare fianco a fianco del Dottore a sconfiggere la minaccia aliena. Altro che la solita monotonia del mondo parallelo. Sorrisi, al pensiero che non mi sarei più dovuta attenere alla routine quotidiana, mi diede uno sprint in più. Da quel giorno chissà dove sarei andata, in che epoca.. Era ancora tutto un mistero per me.
    Inoltre avevo il Dottore vicino, l' "uomo" che aveva ammesso di amarmi, sfidando il suo essere tremendamente impacciato. Potevo ritenermi fortunata, anzi, onorata. Continuai a correre, con il sorriso stampato, stringendogli la mano, verso Jack e Ianto che, dal rumore di spari che si sentiva in lontananza, probabilmente avevano già cominciato a far fuori qualche Weevil.
     
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25 replies since 10/10/2013, 21:21   212 views
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